Il Circolo di Sinistra italiana di Lamezia Terme, sotto la guida del nuovo portavoce Salvatore D’Elia, si è riunito per discutere della vicenda Sacal alla luce delle ultime operazioni della magistratura. E’ stato approvato il seguente documento che qui di seguito integralmente pubblichiamo
Le vicende giudiziarie che hanno travolto i vertici della Sacal hanno scoperchiato un sistema malato che in questi anni ha fatto del principale scalo calabrese un terreno di spartizione, di interessi opachi, un grumo di poteri politico-affaristico-clientelari gravitanti intorno al capoluogo e a poche famiglie imprenditoriali. Abbiamo denunciato negli anni, puntualmente, tutte le patologie del sistema Sacal attraverso comunicati e conferenze stampa.
Sono evidenti le responsabilità politiche nella vicenda del Sindaco Mascaro, che interviene solo ora, dopo che il coperchio è saltato: troppo facile dopo l’intervento del magistrato, la politica deve intervenire prima.
E Mascaro pur avendo gli elementi per intervenire non lo fece, preferendo confermare fiducia ad amministratori già dalle prime indagini nell’agosto 2015 entrati nell’occhio di quello che oggi appare un vero ciclone giudiziario. Le sue responsabilità politiche sono evidenti qualunque cosa faccia adesso.
E’ un sistema che va avanti da tempo immemore e solo con la breve presidenza del giudice Giuseppe Vitale, eletto su indicazione dell’allora Sindaco di Lamezia Speranza, si tentò di avviare una stagione nuova. In 20 anni fu l’unico tentativo di rottura con un «sistema» che ci pare sia diventato un crocevia di scambi, favori, collusioni anche con il malaffare. Le sue forzate dimissioni all’epoca dimostrano ancor più oggi il suo essere corpo estraneo rispetto al blocco di potere trasversale solidificatosi alla Sacal.
Ancora tre anni fa alle nostre preoccupazioni replicavano aspramente esponenti politici lametini e catanzaresi (Tallini e Galati in primis ma anche autorevoli imprenditori), stretti tutti ciecamente a difesa dei vertici dell’ente e del solito gruppo di potere. Oggi i fatti sono sotto gli occhi di tutti e ciascuno potrà giudicare i torti e le ragioni.
Già nel 2011, insieme ad altre forze del centrosinistra lametino, come Sel denunciavamo il buco di bilancio che l’operazione «Calabria in volto» stava determinando: un buco di bilancio che avrebbero pagato di tasca propria i cittadini lametini e calabresi. Abbiamo denunciato negli anni le superconsulenze, che ora vengono fuori dalle carte della magistratura, con incarichi professionali e dirigenziali lautamente pagati e affidati senza di trasparenza e meritocrazia.
O la scelta di affidarsi a una società interinale privata per selezionare il personale da assumere, nella più totale discrezionalità a servizio di interessi che ora emergono chiaramente. E ancora abbiamo chiesto l’azzeramento del Cda a guida Colosimo dopo l’operazione «Perseo» della Dda di Catanzaro che aveva coinvolto l’allora vicepresidente Sacal Giampaolo Bevilacqua.
Spesso in solitudine denunciammo le possibili infiltrazioni di esponenti dei clan lametini e calabresi nell’ente, poi emerse da varie inchieste della magistratura, con appartenenti a famiglie mafiose assunte all’interno dell’aeroporto, poi finiti agli arresti per fatti criminosi.
Al di là di come evolverà la vicenda giudiziaria per le persone coinvolte, alle quali auguriamo di poter dimostrare la loro estraneità nelle sedi competenti, è evidente che da quanto emerso in questi giorni è urgente aprire una fase nuova per la Sacal.
Significa lavorare per costituire un nuovo management che ripristini il rispetto delle regole, una progettualità aziendale non piegata a logiche di potere e interessi di parte.
Ora tocca alla politica calabrese assumersi le sue responsabilità. Il primo banco di prova sarà la scelta di un nuovo Cda e dei nuovi vertici aziendali che dovranno gestire la società nei prossimi anni secondo imprescindibili criteri di etica e competenza manageriale, per garantire l’immagine e lo sviluppo dell’aeroporto internazionale di Lamezia Terme.