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22 luglio 2017

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Wwf: «A Siracusa danni incalcolabili per salute e ambiente»


Dopo l’Ilva di Taranto ora è la volta del petrolchimico di Siracusa a finire sotto la lente della magistratura che ha disposto il sequestro di tre impianti, subordinando la ripresa dell’attività all’esecuzione di interventi urgenti, a norma di legge, per limitare l’inquinamento dell’aria.

Si tratta di una decisione necessaria che in WWF apprezza perché interviene su una delle bombe ecologiche italiane. A Siracusa è necessario che i responsabili paghino per i danni procurati alla salute e all’ambiente.

Quello dei danni alla salute e ambiente derivanti dalle attività industriali, specie nei siti ad alto inquinamento ambientale, è un problema purtroppo noto, ma sul quale nessuno – tranne la magistratura – ritiene di intervenire, se non con qualche dichiarazione: a Siracusa è stata infatti rilevata l’assenza di elementari misure previste dalle norme mentre l’Italia dovrebbe far rispettare limiti ben più sicuri e imporre l’uso delle migliori tecnologie disponibili.

Sono decenni che i cittadini e i medici di Siracusa denunciano l’alta incidenza di tumori e altre patologie. Le stesse autorità sanitarie, nello studio Sentieri (acronimo di Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), avevano pubblicato un rapporto 2014 sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione dal quale a Siracusa risultavano in eccesso il melanoma, i tumori del pancreas, del polmone, della mammella e della vescica, sia per gli uomini che per donne: ma l’elenco delle patologie in eccesso rilevate è molto più lungo e vanno da quelle all’apparato respiratorio a quello digerente.

L’Agenzia europea per l’ambiente in un rapporto della fine dello scorso anno, aveva attribuito a un singolo inquinante (biossido di azoto) ben 21 mila morti premature l’anno in Italia, un record europeo.

Tale inquinante è rilasciato, oltre che dalle auto diesel e da altre fonti, dagli impianti industriali come quelli sequestrati. I siti di interesse nazionale per le bonifiche ambientali (Sin) sono oggi 39. Sono aree «di cui tutti sanno», da Brescia a Taranto.

Per esempio, nell’area di Brindisi, pochi giorni fa sono stati resi noti dati allarmanti, con un eccesso di mortalità e morbilità riconducibile agli impianti termoelettrici e al petrolchimico. La ricerca ha sottolineato il nesso tra funzionamento degli impianti (in particolare quelli a carbone) e danni sulla salute che risultano maggiori quando a funzionare erano più impianti.

A Brindisi dove è ancora in funzione una delle più grandi centrali a carbone d’Europa, permane un eccesso significativo di mortalità e morbilità, nonostante il rispetto delle attuali: segno che gli effetti dell’inquinamento tendono a permanere nel tempo e che i limiti non sono adeguati a evitare i danni.
(Fonte: WWF)


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