Il Congresso – appuntamento cruciale per la politica cinese che si tiene ogni cinque anni – si apre con il segretario generale che legge la relazione di lavoro che ‘sintetizza’ i risultati ottenuti dal Partito negli ultimi cinque anni e indica la direzione per i prossimi cinque. Gli occhi sono puntati sulla politica ‘Zero Covid‘ su cui continua a insistere il gigante asiatico, con le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina e le fragilità della sua economia ma anche su Taiwan, l’isola di fatto indipendente che Pechino vuole “riunificare”.
Si riuniscono circa 2.300 membri del Partito, i ‘delegati’, che arrivano da tutto il gigante asiatico. Sono i vertici del Partito, ma anche funzionari delle amministrazioni provinciali, ufficiali militari, professionisti e rappresentanti della ‘base’, contadini e operai. Poco più di un quarto dei partecipanti sono donne, mentre circa l’11% – secondo i dati diffusi in vista dell’appuntamento e rilanciati dalla Cnn – rappresenta le minoranze etniche.
Circa 400 dei delegati al Congresso nazionale fanno parte del Comitato centrale, che a sua volta comprende anche i 25 del Politburo e del suo Comitato permanente. Durante il Congresso i delegati si esprimeranno per un nuovo Comitato centrale, che sceglie i membri del Politburo.
Subito dopo la conclusione del Congresso, il nuovo Comitato centrale si riunirà per la sua prima plenaria, occasione per la scelta del Politburo e del Comitato permanente. Quelle sui vertici, sottolineano gli osservatori, sono decisioni che solitamente vengono prese durante mesi di trattative segrete tra i vertici del Partito, scelte ben definite prima dell’inizio del Congresso. E, evidenzia la Cnn, si ritiene che Xi abbia in gran parte eliminato i suoi rivali.
Dopo la scelta da parte del Comitato centrale, i nuovi vertici del Partito entrano nella Grande Sala del Popolo, in ordine di importanza, e come nel 2017 Xi dovrebbe essere il primo – da segretario generale riconfermato – per poi presentare gli altri membri del nuovo Comitato permanente.
Su di loro si concentreranno gli osservatori perché è dai quei nomi che si capirà se Xi ha dovuto fare concessioni o se il suo è un potere assoluto in una Cina che nel 2018 ha abolito il limite dei due mandati per il presidente. E sul limite di età Xi potrebbe fare eccezioni per i suoi alleati nel Politburo o anche abbassare l’età pensionabile per altri in modo da estrometterli.
Lo scorso novembre il sesto plenum del XIX Comitato centrale del Partito ha spianato la strada a Xi – presidente, segretario generale del Pcc e capo della potente Commissione militare centrale – con una risoluzione sulla storia.