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26 gennaio 2019

Storia, miti e leggende della Calabria e del Sud

La Biblioteca dei Libri Bruciati: il luogo dove la Memoria è sopravvissuta alla barbarie nazista


Il 10 maggio 1933, in Piazza dell’Opera a Berlino, i nazisti bruciarono migliaia di libri “contrari allo spirito tedesco” sotto gli occhi luciferini di Joseph Göbbels che aveva dichiarato: «L’uomo del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo fatto di carattere. È a questo scopo che noi vi vogliamo educare».

Dopo quel giorno, altri roghi di libri furono organizzati in tutta la Germania. Tristemente presago fu un verso scritto un secolo prima da Heinrich Heine: «Dove si bruciano i libri, prima o poi si finisce con il bruciare gli uomini». Auschwitz, Dachau, Mauthausen, Bergen-Belsen arrivarono infatti pochi anni da quella notte berlinese.

Ma c’è un luogo in Germania dove la Memoria di quei tristi giorni sopravvive: si tratta della biblioteca dell’Università di Augusta, che ad oggi raccoglie 11 mila volumi salvati dai roghi non dalle istituzioni bensì da un singolo uomo che a partire dagli anni Settanta, fino alla sua morte, ha avuto un unico obiettivo: sottrarre alla barbarie del passato la memoria collettiva dell’umanità.

L’uomo si chiamava Georg Salzmann e la sua figura ricorda veramente tanto il bibliotecario che, nel romanzo di Carlos Ruiz Zafon “L’ombra del vento”, custodisce il Cimitero dei Libri Dimenticati.

Salzmann era figlio di una famiglia sostenitrice del regime ed egli stesso membro della Gioventù hitleriana prima, dell’esercito tedesco poi. Nel 1945 suo padre, per anni convinto sostenitore delle politiche naziste, si sparò alla testa perché incapace di fare i conti con la responsabilità della Storia: da quel momento in poi Georg rifiuterà il suo passato, lavorando incessantemente alla sua personalissima e particolare biblioteca.

Nella sua casa di Gräfeling, non lontano da Monaco di Baviera, stipate in librerie, ammassate sul pavimento, impilate sui tavoli raccolse, in circa tren’anni di ricerche presso mercatini, negozi di antiquariato e collezionisti, le opere rare di Heinrich Mann, Stephan Zweig, Alfred Döblin, Kurt Tucholsky e di decine di altri autori messi all’indice dal regime hitleriano.
Dal 1976 al 2013, anno della sua morte, il bibliotecario ha raccolto qualcosa come 15 mila volumi: tutte le prime edizioni delle opere sopravvissute ai roghi dei libri del 1933.

La sua passione ebbe inizio un giorno del 1976, quando dovette tenere ad un circolo di bibliofili una relazione su Ernst Weiss, scrittore di origini ebree: fu quello il primo degli esemplari salvati, scovato da un rigattiere. «La letteratura dei libri bruciati non deve essere dimenticata, altrimenti i nazisti l’avranno avuta vinta», spiegò il bibliofilo tedesco.

Salzmann ha poi venduto alla Commissione Cultura del parlamento bavarese parte della sua biblioteca, valutata 800.000 euro, ospitata dalla vicina Università di Augusta, ad un’unica condizione: renderla accessibile a tutti.

Intanto a Berlino Piazza dell’Opera, luogo del misfatto, dopo la guerra ha cambiato nome: ora si chiama Bebelplatz e cela nel sottosuolo una biblioteca vuota, realizzata dall’artista Micha Ullmann, a rappresentare una specie di contrappasso dantesco. Per non dimenticare…


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