Obiettivo dell’incontro: informare e formare i media sull’innovazione portata dai nuovi vaccini antinfluenzali, sull’impatto dell’influenza oggi nell’attuale contesto sociale e sui rischi correlati ad una sua non prevenzione, e sui bisogni specifici del nuovo setting post-pandemico,
L’influenza colpisce in maniera grave gli anziani: il 65% delle ospedalizzazioni legate all’influenza e l’85% dei decessi correlati a questo virus – è emerso dall’incontro – riguardano principalmente persone over65. Inoltre, 1 anziano su 10 ospedalizzato per via dell’influenza vede poi venire meno la propria indipendenza. Non solo. Spesso negli anziani l’influenza presenta sintomi più sfumati: può non essere presente la febbre ma semplicemente si ha un peggioramento del quadro complessivo di salute. Per questi motivi, soprattutto per le categorie più fragili, è importante non sottovalutare alcun sintomo.
Prevenire l’influenza negli anziani, dunque, consentirebbe di diminuire il loro accesso al Pronto soccorso in presenza di sintomi ormai gravi, evitando così di esporli a ulteriori rischi, come quello di contagio con Sars-CoV-2. “Negli ultimi decenni – ricorda Maggi – ci si è focalizzati sullo sviluppo di vaccini proprio per la popolazione anziana che deve affrontare il problema della diminuita resistenza alle infezioni e della diminuita immunogenicità”.
Sul perché sia necessario vaccinare gli anziani contro l’influenza soprattutto in questo periodo, l’esperta del Cnr è sicura: “Innanzitutto perché la presenza del Covid-19 – sostiene – permette agli anziani vaccinati contro l’influenza di arrivare, eventualmente, ad avere il contatto con il virus in una situazione più resistente”.
Secondo uno studio condotto nel Regno Unito – è stato sottolineato durante la Master Class - la co-infezione è associata a un rischio doppio di ricovero in terapia intensiva e di morte rispetto alla sola infezione da Sars-CoV2. Una survey condotta in Italia nel 2020, inoltre, ha rilevato che adulti e anziani che avevano ricevuto la vaccinazione antipneumococcica nell’anno precedente avevano una minore probabilità di infettarsi con Sars-CoV-2 rispetto alle controparti non vaccinate. “Dal momento che i sintomi delle due infezioni sono in una prima fase simili, l’aver fatto il vaccino antinfluenzale permette una diagnosi differenziale nella popolazione generale, e soprattutto nei più fragili”, ha concluso Maggi.