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12 febbraio 2022

News

Lettera a Mattarella di un disabile grave: «La mia morte civile, e forse anche fisica, per l’interruzione del progetto Abitare in autonomia»


Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che Mimmo Rocca ha scritto al presidente Mattarella in cui racconta come, di punto in bianco, gli è stata negata l’assistenza a cui ha diritto come disabile grave. «Gentilissimo Presidente Onorevole Mattarella, sono Domenico Rocca, persona adulta disabile grave; per questo ho usufruito dell’aiuto dell’ ex progetto “Abitare in autonomia”, gestito fino a quattro anni fa dalla Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme (la Comunità di don Giacomo Panizza, prete antindrangheta).

Così ho potuto vivere con dignità la mia “disagiata” esistenza, impegnandomi nel mondo della disabilità, nel volontariato nella Protezione Civile e frequentare un centro di fisioterapia; mi ha dato la possibilità di non morire d’inedia sollevandomi dall’angoscia di non essere alzato dal letto la mattina e non poter soddisfare le necessità fisiologiche, di non poter mangiare, di non potermi coricare, di non poter avere relazioni umane. Sono colpito dalla SMA, non ho più famiglia e vivo da solo nonostante la disabilità grave.

Questo progetto innovativo e sperimentale, ex legge 162/98, dal 2002 ha coniugato umanità, diritti, efficienza ed economicità.

Il servizio, ridotto all’estremo indispensabile, mi ha offerto qualche decina di ore di assistenza personale alla settimana; riuscendo ad organizzarlo in modo tale da soddisfare almeno le esigenze fisiologiche! Ciò grazie allo spirito di collaborazione degli assistenti che svolgono una di quelle attività nuove e indispensabili.

La Calabria, nonostante i riconosciuti ritardi storici nel settore dei servizi sociali e la miseria della spesa procapite, ha registrato un’esperienza innovativa, umanizzante, d’avanguardia, a costi contenuti a quasi la metà di quelli “residenziali” in strutture, che poteva confrontarsi a testa alta anche con quelle dei paesi del Nord Europa!

Nel mese di dicembre 2017 la Comunità Progetto Sud ha rinunciato alla gestione del progetto per loro gravoso in quanto costretta ad anticipare le spettanze degli assistenti, per cui la mia assistenza è stata trasferita al Comune di Catanzaro dato il passaggio delle competenze agli enti locali. Detto Comune, quale Capo Ambito, mi ha preso in carico ed ha garantito per 2018, per il 2019 e il 2020 il progetto di assistenza individuale. Il finanziamento annuale, inopinatamente per l’anno 2021 è stato interrotto e con esso e la continuità assistenziale (stò provvedendo con immensi sacrifici personali e ricorrendo agli amici alla mia vitale assistenza). L’interruzione significa l’impossibilità di compiere gli atti quotidiani della vita (chi mi alzerà dal letto la mattina? Chi mi porterà al bagno? Chi mi laverà? E per mangiare, come farò?), di essere accompagnato a fare fisioterapia (col rischio del peggioramento delle condizioni fisiche residuali, se non addirittura di non poter mantenere la capacità respiratoria), l’acuirsi della drammatica situazione determinata dalla pandemia, la mia morte civile (se non quella fisica!), MA ANCHE LA FINE DI UN’IDEA E DI UNA PROPOSTA MAGNIFICA, MODERNA, DI ALTO PROFILO, INVIDIABILE A LIVELLO EUROPEO.

Quindi sarebbe necessario ed urgente pensare a come rifinanziare e stabilizzare il Progetto (che continuo a chiamare) ABITARE IN AUTONOMIA per non farmi vivere in continua e profonda tensione con le drammatiche conseguenze intuibili.

Con sgomento, adesso, sono costretto a rivolgermi a Lei (ho sempre dovuto lottare per affermare il mio diritto alla vita e alla dignità, senza elemosinare favori a nessuno e combattendo le mafie), dopo che il giudice, adito ex art. 700 c.p.c. per avere riconosciuto il mio diritto alla continuità assistenziale e, quindi, al ristoro della cifra da me sborsata con enorme sacrificio nell’anno 2021 per pagare i due lavoratori part-time che mi curano, dichiarando la propria incompetenza mi ha addirittura condannato alla refusione delle spese di lite a favore del Comune di Catanzaro (SIC!).

Le confesso che sono letteralmente sconvolto e terrorizzato per le possibili drammatiche conseguenze che determina la fine del Servizio, ripeto, limitato all’estremo, ma che garantiva quel livello minimo di assistenza che mi ha permesso di sopravvivere, migliorando -anche se di poco- la qualità della vita. (è umiliante, ma devo ricordare che “vivo” con le provvidenze economiche erogate agli invalidi civili per cui non posso pensare di pagare ancora la mia assistenza).

Certo della sua acclarata sensibilità umana e politica, Le chiedo di intervenire per attenzionare il Comune di Catanzaro affinché trovi una ottimale e definitiva soluzione al mio caso (che la pandemia ha aggravato tanto che rende più drammatica la situazione dei disabili, soprattutto in Calabria, dove i ritardi sul piano dei Servizi sociali sono epocali e l’art. 3 della nostra stupenda Costituzione è ritenuto dalle Istituzioni un inutile orpello).

La ringrazio e Le chiedo scusa per averLa dovuto disturbare in un momento di notevole fatica del Suo alto ufficio.

Cordiali saluti.


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