L’appello lanciato nei giorni scorsi da Anna Falcone per un nuovo laboratorio politico dalla Calabria per tutto il Paese è una sfida e un’opportunità da cogliere al volo e una prospettiva per cui occorre mettersi immediatamente al lavoro. La fase emergenziale su vari fronti che sta affrontando la Calabria, dall’emergenza sanitaria ad un’anomala situazione democratica che vedrà fino ad ottobre la nostra Regione governata da un consiglio regionale formalmente sciolto e da un’amministrazione regionale in carica solo per gli affari correnti, è specchio del vuoto politico e dell’assenza di visione di cui soffre tutto il Paese. I facili entusiasmi e i toni trionfalistici per la nascita del governo Draghi, sostenuto dall’anomala maggioranza del “tutti dentro”, si scontrano con la realtà di un governo che, già in diverse scelte chiave di ministri e sottosegretari, si sta dimostrando a chiara trazione leghista e fortemente condizionato dai poteri economici del Nord. Staremo a vedere i fatti, ma certamente non è questa la prospettiva politica con cui possiamo ricostruire un Paese massacrato dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali ed economiche.
Dalla Calabria può partire un percorso contraddistinto da un modo rinnovato di approcciarsi alla politica, che già in questi mesi ha mosso i primi passi attorno alla figura di De Magistris candidato alla presidenza. Un nuovo percorso che rompa definitivamente con le logiche della vecchia politica calabrese, del “partito unico trasversale” che negli anni ha fatto del consiglio regionale calabrese l’emblema dei privilegi e degli sprechi, e intercetti le energie positive della società calabrese, donne, giovani, tanti cittadini che in questi anni sono stati tenuti ai margini dai partiti e dalle logiche dei “pacchetti di voti” e della clientela. L’entusiasmo attorno al progetto di De Magistris, dal Pollino allo Stretto, dimostra che c’è una larga parte della società calabrese rimasta inascoltata per troppo tempo e che ora vuole fare la propria parte: nei territori, nel mondo dell’associazionismo e del volontariato, delle professioni e dell’impresa.
E’ un appello che riguarda tutti i cittadini calabresi e che chiama in particolare il centrosinistra calabrese di fronte a una scelta netta: o si sceglie di stare dalla parte del rinnovamento con i fatti e con le scelte oppure restiamo fossilizzati sui soliti teatrini e le solite liturgie della politica; o si sceglie di mettersi in ascolto della società calabrese o si pensa alle carriere politiche dei singoli. Se oggi in alcune sezioni di partito ancora si sceglie un giovane da portare avanti piuttosto che un altro non in base ai valori e al merito ma in base alla grandezza della propria cerchia familiare, vuol dire che ci troviamo di fronte ad un sistema politico arcaico e malato.
La madre di tutte le sfide per la Calabria non nei prossimi anni ma subito, nei prossimi mesi, sarà quella di garantire ai cittadini calabresi gli stessi diritti costituzionali dei cittadini di tutta l’Italia. Questo significa che non possiamo più tollerare di restare agli ultissimi posti per la campagna di vaccinazione, non possiamo più tollerare un commissariamento della sanità che si protrae da oltre un decennio senza nessun effetto concreto sulla tutela della salute dei cittadini calabresi. Garantire ai calabresi gli stessi diritti dei cittadini delle altre Regioni significa liberarci una volta per sempre dal cancro della ‘ndrangheta e della zona grigia, arrestare l’emorragia di giovani dalla nostra Regione, fermare lo spopolamento che, secondo gli ultimi dati Istat, ha raggiunto cifre impressionanti. Per affrontare queste questioni serve un percorso politico nuovo che chiami a raccolta le forze migliori della società calabrese; non certo un consiglio regionale in cui, i partiti di centrodestra e centrosinistra, trovano il tempo per le ultime pratiche di clientela spicciola e non per discutere di Recovery plan nella nostra regione.
Rosario Piccioni (Lamezia Bene Comune)