Nel resto d’Italia non so, ma da noi il 25 dicembre alle 7 del mattino si sta già apparecchiando la tavola e friggendo vrascioli e purpetti per quello che sarà il pranzo più bello, più lungo e più ricco di affetti familiari e buon cibo.
Oggi forniremo ai non-calabresi che trascorrono il Natale in Calabria una serie di informazioni utili, iniziando dal menù: scordatevi le 13 portate della Vigilia perché quelle del pranzo saranno molte di più e di un numero imprecisato, che varia a seconda dell’umore delle mamme e della presenza di figli sciupati che tornano a casa per le feste.
Il pranzo del 25 dicembre prevede comunque la pasta fatta in casa, scilatielli o strangugliaprieviti, condita con ragù di solo maiale oppure con ragù di carne di maiale insieme a polpette e vrascioli (sempre di carne) e la pasta al forno, un timballo di pasta condita con sugo di pomodoro e farcita con soppressata, polpettine, uova sode, caciocavallo silano e formaggio pecorino grattugiato.
Per i secondi è tradizione preparare rape affogate con salsiccia piccante, capretto al forno con patate, purpetti (polpette fritte di carne) e vrascioli (involtini di carne di maiale ripieni di un trito di lardo, prezzemolo, pezzetti di formaggio caprino o pecorino e peperoncino).
I contorni sono pittilluzzi (frittelle) di zucca, pittilluzzi di cavolfiore, vrascioli (crocchette) di patate, insalate di broccoli e cavolfiori e, tra una portata e l’altra, finocchi crudi per “sgrassare”. Il tutto è accompagnato da buon pane casareccio e vino rosso che fa sangue.
Nel tardo pomeriggio, al momento dello spumante e dell’assaggio dei vari turdilli, petrali, cannariculi, pignolata e già che c’è anche una fetta di panettone (che qualche mamma o zia avrà provveduto a farcire con una bella crema al cioccolato o al bergamotto) sarete presi da una strana euforia unita al desiderio di abbracciare tutti e di giocare a tombola.
Quando vi offriranno un grappino o il nocino della nonna per digerire, guarderete l’orologio, vi renderete conto che avete mangiato per 6 ore di seguito e che è ora di andare via. A questo punto dovrete abbracciare e baciare tutti i presenti e prima di andare via un’amorevole donna della famiglia vi metterà tra le mani “la partenza” (vassoietto con porzioni del cibo rimasto da consumare a casa) e non perchè partite, ma perchè da noi il cibo “si parte”, cioè si divide con gli altri. In genere la partenza è accompagnata da un invito a inviterà a tornare per Ferragosto.
Arrivati nell’ascensore, ripensando alla giornata trascorsa, solleverete la stagnola della partenza e sarete invasi da un meraviglioso odore di fritto. Sicuramente vi verrà da piangere e in lacrime telefonerete ai colleghi per organizzare i turni delle ferie…
Annamaria Persico