Prima alla Scala 2022, Sgarbi: "Non sono andato per colpa di Sala"
7 dicembre 2022

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Prima alla Scala 2022, Sgarbi: “Non sono andato per colpa di Sala”


“Alla Scala non ci sono andato per colpa di Sala. Meyer? Un maleducato, ma i mandati scadono anche per lui. La Scala e gli Uffizi devono avere un direttore italiano. Avete mai visto un magistrato straniero?”. Così il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, a La Zanzara su Radio24.

“Mi sembrava meglio non andare. Mi ha invitato Fontana, ma l’antipatia di Sala è tale che non puoi andarci ospite della Regione. Poi hanno ragione i sindacati – continua Sgarbi – non puoi spendere due milioni di euro di regia e dare meno soldi alle maestranze. La Scala e gli Uffizi devono avere un direttore italiano, Macron non metterebbe mai un italiano al Louvre. Avete mai visto un magistrato o un prefetto straniero? Un presidente della Repubblica straniero?”.

E poi sul Sovrintendente a La Scala Dominique Meyer: “Io pena? Vuol dire che è maleducato. I mandati finiscono, non sono eterni. Uno non può essere rinnovato perché ha fatto due mandati. Schmidt ha fatto due mandati e non può presentare domanda. Meyer decadrà e io spero che ci vada un italiano”.

Poi Sgarbi risponde al Sindaco di Milano Beppe Sala sulla frase “quando Sgarbi avrà le deleghe discuteremo”: “Non sto discutendo, si sente braccato, grazie a me l’intervento a La Scala l’ha fatto Botta invece che i soliti personaggi messi dal Comune. La Soprintendenza può intervenire, il Sottosegretario può dirlo e questo è il rapporto gerarchico che si stabilisce, quindi finchè ci sarò io non si abbatterà mai il Meazza”.

“Non ho bisogno di deleghe, – afferma Sgarbi a La Zanzara – sono stato nominato dalla Meloni e ho la delega di essere sottosegretario e guidare un dicastero. Il dicastero ha dei funzionari che devono operare secondo indicazioni, da parte mia non normativa, ma di massima, non si butta giù il Meazza. Non puoi buttar giu un bene storico”.

Il Sottosegretario Sgarbi ha poi concluso a La Zanzara con un esempio: “Se avessimo fatto un monumento vent’anni fa a Falcone e Borsellino sarebbe un bene che non ha interesse artistico ma ha un valore simbolico del monumento ti impedisce di abbatterlo. Come lì c’è il valore simbolico dell’antimafia, nel caso dello stadio c’è il valore simbolico della passione, delle partite giocate lì. Esiste una storia che ha il valore del vincolo, non lo vincolo come La Scala. Un presidente cinese e uno americano che decidono per i milanesi quello che vogliono fare loro per speculare. Ma ti pare possibile che lo possa far passare? Neanche dipinto”.


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