Straordinaria e avventurosa fu la vita di Raffaele Piccoli, il calabrese che partì da un paesetto sperduto della Sila e percorse tutto il Risorgimento, nei luoghi e nei fatti più importanti e insieme ai personaggi-simbolo dell’epoca.
Raffaele Piccoli nacque a Castagna (Catanzaro) da un’umile famiglia nel 1819. Studente in seminario, presto abbandonò la tonaca per inseguire gli ideali di libertà e giustizia e abbracciare le idee repubblicane che iniziavano a diffondersi in tutte le regioni. Combattè nelle rivolte del 1848, fu imprigionato dai Borboni a Ventotene dove scontò la pena insieme a Settembrini e Spaventa. Fu esule in Inghilterra con Giuseppe Mazzini, salpò da Quarto con Garibaldi nel 1860 combattendo con lui fino all’ultimo. Dopo l’Unità rimase coerentemente repubblicano e, tornato in Calabria, continuò a lottare per la giustizia e per l’uguaglianza, tentando perfino un’altra insurrezione insieme a Ricciotti, figlio di Garibaldi. Fu a lungo oggetto di attacchi da parte del governo e dell’esercito piemontese e non ebbe nessun tipo di riconoscimento, cosa che lo condusse, insieme alla famiglia, a una vita di stenti. Tutte le speranze di rinnovamento e di crescita civile attese con l’Unità d’Italia erano andate amaramente deluse e Raffaele Piccoli, come molti altri che avevano combattuto duramente per la libertà, fu dimenticato dai regnanti e dai loro tirapiedi. Morì suicida a Catanzaro nel 1880.
Raffaele Piccoli: «Una delle più leonine figure dell’immortale schiera dei Mille, nome che fu quello di un’anima generosa e ardente che lasciò per la sua via crucis innumeri brani di carne e stille di sangue, pur di non alleggerire di una dracma il bagaglio della sua fede che portò intatta fino al sepolcro». (G. Paparazzo).
A questo straordinario personaggio lo scrittore e storico Salvatore Piccoli (1952-2012) ha dedicato il romanzo storico «Il soffio del silenzio» (InCalabria Edizioni 2009).
Annamaria Persico