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15 febbraio 2017

Storia, miti e leggende della Calabria e del Sud

Tradizioni di Calabria: le pupazze della Corajìsima (Quaresima)


Le pupazze della Corajìsima, fanno parte delle belle e antichissime tradizioni del periodo pre-pasquale ancora in uso in Calabria, in particolare in alcune zone del Cosentino e del Reggino, nel Lametino, nelle Preserre e nella fascia jonica catanzarese, del tutto simili a quelle di altri territori dell’Italia meridionale e centrale.

Le Corajìsime sono bambole di stoffa cucite dalle donne della famiglia con materiale di recupero, e portano ai piedi o in testa un’arancia o una patata su cui vengono conficcate sette penne di gallina.

Le bambole, sempre vestite di scuro, tra una mano e l’altra trattengono un filo di lana, tra una piccola conocchia ed un fuso, e vengono poi appese fuori dalla casa. Le penne vengono tirate via una ad una dai componenti della famiglia ogni domenica di Quaresima, fino a Pasqua, quando le stesse pupazze vengono poi tolte, e a volte anche distrutte.

Un rito antico di cui non si conosce bene l’origine, che comunque riprende la simbologia popolare della Quaresima (periodo duro e triste che richiedeva l’astinenza da qualsiasi tipo di piacere), in dialetto ’A Corajìsima, vedova del re Carnevale, donna brutta, magra e vestita di nero, rappresentata in carne e ossa nelle farse ma anche sottoforma di queste bambole di pezza che venivano appese a finestre e balconi.

Nelle Corajìsime calabresi si riscontrano però diversi elementi che richiamano la Magna Grecia con i suoi riti propiziatori della semina dedicati a Persefone, poi trasformatisi nel periodo Romano nelle cerimonie dedicate a Proserpina.

In questo periodo, che durava pure quaranta giorni, era uso astenersi sia da alcuni cibi, che dai doveri coniugali e da qualsiasi divertimento in attesa che Persefone venisse fuori dagli Inferi, e portasse la primavera, la rinascita.

Un momento di passaggio dalla morte alla vita, sul quale vegliavano le moire, per i romani le parche, le tre divinità che stabilivano il destino degli esseri umani, raffigurate come tessitrici, esattamente come le Corajisime: la prima filava il filo della vita, la seconda dispensava i destini, la terza tagliava il filo al momento stabilito, dando la morte.

Insomma le tristi pupazze Corajìsime sono una delle ultime tracce di un mondo perduto, i cui ritmi erano legati al rispetto della natura e al ciclo delle stagioni.

Una specie di arcaico calendario simbolico che segna l’attesa di un tempo migliore ma che ognuno deve meritare, compiendo qualche piccolo sacrificio.
Annamaria Persico


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